La cupola: simbolo del rapporto tra l’uomo e il divino

La cupola: simbolo del rapporto tra l’uomo e il divino

Prospetticamente proiettata verso il cielo, l’imponente cupola del Convento di Castellana è un pregevole esempio del barocco in Puglia. Fatta rivestire di maioliche da Saverio De Bellis a inizio ‘900, la cupola, poggiata su un tamburo ottagonale e graffiata da quattro costoloni, si erge a simbolo identitario della comunità locale. Bisogna considerare l’importante funzione della cupola nella storia umana: è il simbolo del cielo, quindi una sintesi del rapporto tra l’uomo e il divino. Non è un caso che ritroviamo degli esempi meravigliosi anche nell’architettura islamica: si pensi alla celebre Cupola della Roccia, sul Monte del Tempio, a Gerusalemme. Completato nel 691 d.C. da maestranze bizantine, è probabilmente il più antico edificio musulmano esistente. Ancora prima, la cupola del Pantheon, a Roma, presa a modello da Brunelleschi per la sua perfezione geometrica che ben si conciliava con l’idea umanistica dell’uomo come centro dell’universo. La meravigliosa cupola brunelleschiana di Santa Maria del Fiore, a Firenze, è la celebrazione della conoscenza umana che cerca di sfiorare il mistero di Dio. Alla cattedrale fiorentina si rifece Michelangelo Buonarroti per la più grande cupola della basilica di San Pietro, a Roma, che non può non commuovere per la sua bellezza. Così torniamo alla nostra “Bella cupola che si leva nel cielo, luccicante sotto i raggi del sole”, citando Michele Viterbo, per guardarla con occhi diversi: la sua forma slanciata, che rimanda alla precedente cupola del monastero di San Benedetto, a Conversano, è, in fondo, uno sforzo umano di cogliere ciò che “Trasumanar per verba non si poria”, per dirla con Dante. Da oltre tre secoli veglia sul paese, ricordando, a chiunque si fermi un attimo a contemplarla, che non è mai solo.

Sebastiano Coletta